Crimson Peak (2015)

Edith Cushing, giovane ragazza americana aspirante scrittrice, si innamora di Thomas Sharpe, un giovane baronetto inglese (la cui nobiltà è ormai in decadenza) giunto negli Stati Uniti per cercare finanziamenti per il progetto di una macchina scavatrice di argilla. Quando Thomas, fallito il suo tentativo, decide di tornare in Inghilterra, Edith diventa sua moglie e lo segue in Europa: ma Thomas non ha raccontato tutta la verità alla ragazza.

Guillermo Del Toro si era già trovato in primo piano sulle pagine del Cinemalato qualche Stagione fa, in veste di produttore: La Madre, film horror che tentava incursioni nel fantasy e nel drammatico fallendo miseramente, e venendo stroncato pesantemente dal sottoscritto (con il voto di 4 su 10). Tuttavia Guillermo è pur sempre il regista del gioiellino fantasy/horror Il Labirinto Del Fauno, e temo che si meriterà sempre una chance a causa di quel film: e davvero, vorrei che non fosse così.

Purtroppo questo Crimson Peak non è niente di clamorosamente superiore al succitato obbrobrio. Anche qui ci troviamo di fronte ad una pellicola che prova disperatamente a mixare generi, per creare qualcosa di interessante: ad una prima parte sentimentale “leggera” con punte di giallo, succede una seconda parte decisamente più horror e sentimentalmente tragica. Peccato che nessuna delle componenti sia strutturata a dovere.

L’innamoramento dei due giovani della prima parte si scontra con un ostacolo talmente ridicolo (un divieto del padre, aggirato nell’arco di due scene e sessanta secondi di film) da non appassionare, e il mistero aleggiante intorno a Thomas è talmente evidente che persino il sottoscritto aveva capito tutto all’intervallo. Nella seconda parte, gli elementi horror sono un continuo clichè, che non solo rimanda al succitato La Madre ma anche all’altrettanto pessimo Dark Shadow di Tim Burton, e la tragedia amorosa del triangolo di protagonisti è un malriuscito tentativo di approdare ad un melodrammatico potente come quello dei film di un Almodòvar.

Tutto questo insuccesso nell’ottenere un film forte e d’impatto è dovuto, secondo me, ad un semplice errore degli sceneggiatori (lo stesso Del Toro, insieme a Matthew Robbins): il “turning point” della storia, il momento in cui l’equilibrio iniziale si infrange, arriva troppo tardi nel plot. Finora ho parlato di due parti in cui la pellicola è suddivisa: ebbene, la prima è praticamente un’introduzione alla vicenda ed ai personaggi, niente di più, ma talmente “stiracchiata” da diventare lunga quarantacinque minuti circa su meno di due ore. Questo porta a dare eccessiva attenzione a personaggi che poi saranno “sacrificati” nel corso della storia (il padre e il dottore della città di Edith), e a sottrarre tempo prezioso che sarebbe stato utile per approfondire le figure di Thomas, della sorella e soprattutto della loro storia passata.

Non so se tutto questo sarebbe servito, ad essere onesti. Penso che un maggior peso ed una maggiore attenzione ai personaggi più importanti avrebbe giovato, ma alla fine Crimson Peak è strutturato secondo un intreccio così banale (con echi di Psyco e di Hitchcock in generale da ogni parte) ed animato da scenografie, trucco e parrucco ed effetti speciali così visti e stravisti, da possedere pochissimo mordente già in partenza. È un film, mi viene da dire, che dovrebbe essere cassato già alla fase del soggetto, e che certamente non mi aspetto firmato da un regista che in passato abbia dimostrato di essere estremamente originale ed efficace nel dirigere il Cinema di genere.

“LOCANDIMETRO”

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Quando sarà il momento… guardati da Crimson Peak!

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